Servizio Sociale: se volete discutere (sul serio!) ecco le proposte de* lavorat*
IN DIREZIONE OSTINATA E CONTRARIA
(Fabrizio De André)
Gentili Assessori e Dirigenti,
tutti gli operatori dei Servizi Sociali Territoriali durante i vostri incontri nei singoli Quartieri vi hanno ascoltato in silenzio, esprimendo in questo modo il comune e convinto dissenso alla scelta politica di effettuare il “passaggio’ del SST all’ASP.
Oggi, in rappresentanza di Responsabili, Assistenti Sociali e Amministrativi di tutti i Quartieri, vi esponiamo i motivi di questa contrarietà.
In premessa, possiamo dire che la storia si ripete:
in assenza della politica, il cui compito è fornire gli indirizzi e orientare le decisioni da articolare poi sul piano organizzativo e operativo, non sono state assunte con coerenza e continuità dai diversi livelli di responsabilità preposti (Ufficio di piano, Dipartimento, Settore, Tavoli Direttori, CoRe) le decisioni necessarie ad affrontare le numerose problematiche del territorio
(documento Servizio Sociale Territoriale Comune di Bologna a cura dei SST in data 31/3/2011 presentato all’incontro con il Commissario Cancellieri).
Da allora l’Amministrazione Comunale ancora una volta ha dimostrato di non essere in grado di gestire con competenza ed efficacia la propria dotazione di risorse umane, nonostante i proclami e l’investimento economico profuso per la COS: mentre i dipendenti venivano interpellati sul benessere organizzativo, il Servizio Sociale Territoriale del Comune veniva mantenuto all’oscuro sul tema del passaggio all’ASP, nonostante le ripetute richieste degli assistenti sociali e dei Responsabili ai Dirigenti interpellati, fino alla pubblicazione della Delibera di Giunta 77/2015.
Si voleva presumibilmente evitare il diffondersi della preoccupazione e della resistenza dal momento che sono già note a tutti le problematiche della gestione dei servizi da parte di ASP.
La normativa regionale sull’ASP è infatti molto recente (LR 12/20013) e ha già prodotto nefasti risultati laddove è stata perseguita questa scelta politica di gestione: buchi di bilancio e danno erariale, conflitti di interesse e logiche clientelari. Questo modello è già seriamente compromesso a Fidenza, Piacenza, Reggio Emilia e non ultima Ferrara.
Ma andiamo con ordine.
LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE
(Proverbio popolare)
Entrando nel merito di quanto è stato presentato negli incontri nei Quartieri, ci sembra piuttosto evidente che non corrisponda a verità l’intenzione da voi dichiarata di dare vita a servizi sociali di qualità, ricomponendo la comunità professionale e tutto ciò che ci avete detto a seguire.
La realtà è che i Servizi Sociali Territoriali fino ad oggi sono stati lasciati all’abbandono: venivano riorganizzati invece tutti i servizi destinati ad ASP: Servizio Sociale Bassa Soglia, Nuclei per la domiciliarità etc.
Non ci siamo dimenticati che questa Amministrazione è stata in grado di far fallire miseramente un concorso per l’assunzione a tempo indeterminato di assistenti sociali e invece di provvedere prontamente a rimediare l’errore fatto, sono stati assunti insegnanti, vigili ecc.
E’ evidente che siamo di fronte ad un vero e proprio processo di espulsione dei servizi sociali dal Comune, la ‘casa’ dei cittadini, verso un soggetto esterno, l’ASP, perché l’Amministrazione Comunale ha necessità di diminuire la spesa di personale trasferendo i lavoratori ad un soggetto esterno: ci si è provato con la Scuola (ma si è dovuto ripiegare sull’Istituzione) e ora ci si riprova con noi …
Viene detto continuamente che l’ASP è un’azienda pubblica e quindi i servizi sociali rimarranno tali, anche perché di proprietà praticamente esclusiva del Comune.
Vero, ma non viene detto che l’ASP, molto probabilmente, diventerà una scatola vuota perché, attraverso l’accreditamento, i servizi sociali sono di fatto in gran parte già privatizzati (sia pure di un privato sociale): il futuro delle ASP è stato già stabilito dalla Regione Emilia Romagna:
entro il 2014 il privato gestirà oltre il 74% dei servizi totali, mentre al pubblico e alle ASP rimarrà circa il 26%
(report del 20/10/2011 della Direzione Generale Sanità e Politiche Sociali della Regione Emilia Romagna).
E che questa previsione non fosse peregrina lo dimostrano i dati riguardanti l’ASP Città di Bologna e le considerazioni svolte nel suo Piano Programmatico 2015-2017 (pagina 4) allegato alla Delibera n. 32/2014 di Asp Città di Bologna:
L’accreditamento definitivo, che andrà in vigore nel marzo 2015, cambierà radicalmente il ruolo dell’ASP. ASP Città di Bologna gestirà meno posti letto delle due ASP di provenienza
[poi viene inserito un prospetto che riporta un calo di 20 posti per i Centri Diurni e di 286 posti per le CRA].
Nel 2015, la perdita di oltre il 40% dei posti letto ha determinato un fatturato residuo di €. 20.266.468,36 (all’1/1/2014 €. 31.528.212,25), generando problemi di sostenibilità economica all’azienda, cui sarà possibile dare parziale soluzione solo con il conferimento dei servizi sociali comunali. Ovviamente l’accreditamento definitivo mette pienamente in campo – come ente gestore – nuovi soggetti che fino ad ora sono stati fornitori dell’ASP, dando alla cooperazione sociale un nuovo ruolo e nuove responsabilità.
Le aziende pubbliche ormai hanno un ruolo risibile nella gestione dei servizi per disabili e un ruolo marginale e minoritario nella gestione di posti letto per anziani (circa il 20% sul totale dei posti accreditati). Questa fetta di produzione di servizi accreditati pubblici deve caratterizzarsi per qualità degli interventi, specializzazione rispetto alle prestazioni e servizi, e innovazione.
Produrre servizi sostanzialmente identici dei gestori privati con costi superiori porterebbe gradualmente alla dismissione di questi interventi; per questo motivo l’Azienda, con il Distretto e il Comune, deve interrogarsi sul proprio ruolo di ente gestore e definire standard di servizio innovativi e di qualità con una remunerazione coerente”.
E’ chiarissimo: ci si vuole mandare in un’Azienda che gestirà sempre meno “servizi pubblici” perché li affiderà a privati e cooperazione sociale, e che deve cercare un proprio ruolo nella “produzione di servizi” (e qui c’è un bel po’ di “nebbia”).
Ciò significa che l’ASP gestirà più che altro il personale comunale per alleggerire il bilancio del Comune (come si diceva prima).
A questa sostanziale privatizzazione nella gestione dei servizi sappiamo bene poi cosa potrebbe seguire: o un ulteriore passaggio di pezzi dei servizi alla cooperazione sociale o il ricorso a lavoratori interinali con una vera e propria precarizzazione del personale, dato lo scenario economico di contenimento della spesa pubblica, l’Amministrazione Comunale avrà sempre meno possibilità di finanziare l’ASP perché assuma personale con il contratto degli Enti Locali che, pur nella sua pochezza, è sempre più costoso rispetto a quello delle cooperative e dei lavoratori interinali.
Ci si ritroverà quindi in un’Azienda con gruppi di lavoro costituiti da operatori con contratti diversi, con quelli precari a cui viene rinnovato il contratto solo se il Comune avrà soldi da dare ad ASP e che, a seguito di ogni pensionamento, sarà tentata di ricorrere al lavoro interinale.
In conclusione ci si potrebbe trovare, nel giro di qualche anno, con gruppi operativi frantumati e instabili, senza sedimentazione di cultura professionale e prassi operative consolidate.
Sempre che un qualsiasi “governo del fare” non decida, con apposito decreto legge, di cambiare natura alle ASP (la trasformazione delle Banche popolari in S.p.A. insegna che non ci vuole molto a cambiare il quadro normativo …) privatizzandole in toto.
Noi crediamo invece che i diritti di cittadinanza, primo fra tutti il diritto all’assistenza, sono stati attribuiti al Comune perché soggetto istituzionale vicino alle persone, il più vicino, rispondente al dovere di assistenza sociale ai cittadini in condizione di bisogno nel mandato di buon governo della città e della cosa pubblica.
Allontanare i Servizi Sociali Territoriali dalla sede naturale del Decentramento della Pubblica amministrazione (e non ci riferiamo all’allontanamento logistico) con questa logica aziendalistica di “efficientamento delle risorse umane ed economiche”, significa impoverire la funzione politico-amministrativa, ridurre e ritardare le capacità di risposta dei Servizi Sociali Territoriali, impoverire la funzione di prevenzione del bisogno, l’azione integrata e l’alleanza fra Servizi Sociali Territoriali e Politiche sociali che solo nell’ambito del Comune e dei Quartieri si possono realizzare.
Assistere significa sostenere persone in difficoltà e stato di bisogno, concedere a fondo perduto applicando il diritto di essere aiutato secondo il principio di equità di trattamento, in considerazione delle risorse di bilancio presenti.
Significa in molti casi investire per prevenire un problema più grande, progettare un percorso di cui si vedranno i risultati col tempo.
Questo sono i servizi sociali, diversa cosa la gestione di servizi quali i centri diurni, l’assistenza domiciliare per i quali l’ASP rappresenta un forma gestionale e organizzativa che può essere mantenuta e migliorata senza operare il passaggio dei SERVIZI SOCIALI TERRITORIALI COMUNALI, in un contesto che presenta ancora notevoli difficoltà, problemi irrisolti e prospettive di ulteriori tagli di risorse.
Si sottolinea che l’ASP è ancora di fase di riorganizzazione a seguito delle unificazioni di recente avvenute e che presenta un bilancio in significativo passivo che dovrà essere riassorbito in questo triennio.
In ASP inoltre il vocabolario cambia:
dai servizi socio-assistenziali al cittadino ai “nuovi prodotti e linee di servizio”; da funzioni di accesso, valutazione e presa in carico, a “funzioni di gatekeeping”. (Progetto di costituzione dell’ASP unica allegata alla Delibera 251221/2013).
E’ stato anche raccontato che questo passaggio s’ha da fare perché già previsto nel programma elettorale votato dai cittadini.
Ma anche questo non è vero: basta rileggersi il programma elettorale del candidato Sindaco Virginio Merola che con i cittadini si impegnava così:
UN NUOVO WELFARE PER BOLOGNA
AZIONI PRIORITARIE
1. Innovazione del sistema dei servizi sociali e sanitari
Vogliamo mettere le persone e il loro progetti di vita al centro, perché il Sindaco è il garante dei diritti dei cittadini. Intendiamo puntare sulla prevenzione del bisogno, l’integrazione degli interventi socio-sanitari, attuare l’unificazione delle ASP sviluppando un processo di fusione nell’ottica di una razionalizzazione e del miglioramento dell’efficienza ed efficacia dei servizi.
La riforma dei servizi sociali va completata affrontando con decisione i problemi emersi ma senza tornare indietro. La scelta del decentramento va confermata perché ha senso che l’interfaccia col cittadino per gran parte dei servizi stia a livello del quartiere.
(Programma di Virginio Merola – Bologna 2011-2021 Pagina 20)
Anche le linee programmatiche di mandato del Comune di Bologna 2011-2016 confermano letteralmente il testo citato (non le riportiamo per brevità).
Quindi potete stare tranquilli, non ci saranno folle a chiedervi conto del mancato passaggio del Servizio Sociale Territoriale ad ASP…
I cittadini non hanno consapevolmente votato questa decisione, scelta politica non vincolata da norme di legge, ma presumibilmente determinata dalla volontà di trasferire ad altro soggetto la responsabilità sull’andamento dei servizi e sulle problematiche organizzative e di personale correlate.
E’ nel Piano Generale di Sviluppo Indirizzi per il triennio 2012 – 2014 che si cita:
- avvio di una gestione unitaria dei servizi sociali, socio-sanitari e socio-educativi
- organizzazione unitaria dei servizi sociali, socio-sanitari e socio-educativi
con vari obiettivi ed impatti che a nostro avviso possono essere puntualmente perseguiti e realizzati all’interno dell’AC, che ha essa stessa creato condizioni di difficoltà e frammentazione nella ‘filiera assistenziale’, senza affrontarle in modo organico per poi citarle quali motivazioni alla base della scelta del passaggio dei servizi sociali.
Se la scelta di esternalizzare proviene dall’insoddisfazione della gestione interna che non ha salvaguardato il coordinamento e l’omogeneità delle prestazioni, è probabile che anche l’alternativa esterna lascerà molto a desiderare.
In sede di incontro sindacale avete poi dichiarato che esiste uno studio di fattibilità volto a prefigurare un’ipotesi credibile di trasferimento del personale, delle funzioni, delle mansioni, delle risorse economiche e tecnologiche necessarie per la sostenibilità complessiva del passaggio del S.S.T all’interno di ASP.
In realtà l’A.C. su questo tema ha prodotto delibere contradditorie:
1. Il “Progetto di Costituzione dell’ASP unica” del 22/10/2013, allegato alla Delibera di Consiglio PG N. 251221/2013, prevede “un’accurata analisi di fattibilità tecnica che metta in evidenza opportunità e rischi e che dovrà essere realizzata attraverso il coinvolgimento diretto dei lavoratori interessati, delle parti sociali e dei soggetti del terzo settore che collaborano alla promozione del welfare locale, nonché il coinvolgimento del Comitato di Distretto. Tale discussione e tale verifica dovranno essere realizzate tenendo conto anche delle determinazioni che emergeranno dalla discussione sulla riforma del decentramento e dei Quartieri”;
2. Nella sopra citata Delibera di Consiglio PG 251221/2013 viene allegato anche l’Accordo di Programma tra Provincia di Bologna, Comune e ASL, dove all’articolo 4, comma 5, le parti prevedono di “svolgere un’attenta analisi volta a valutare se alla nuova Asp Città di Bologna possano essere assegnate anche le funzioni di accesso, valutazione e presa in carico svolte dal SSP operante nei SST del Comune e nell’USSI Disabili Adulti dell’Azienda USL“;
3. Il progetto “Unificazione dell’ASP Irides con l’ASP Città di Bologna” del 8/05/2014, allegato alla Delibera di Consiglio di unificazione delle ASP PG n. 102947/2014, fa riferimento all’articolo 4, comma 5, dell’Accordo di Programma sopra citato ma nell’Accordo di Programma, che viene nuovamente allegato alla Delibera, sparisce la suddetta analisi e all’articolo 4, comma 5, si prevede solamente “la possibilità di assegnare all’ASP le funzioni di accesso, valutazione e presa in carico svolte attualmente dal SSP operante nei SST del Comune e nell’USSI Disabili Adulti dell’Azienda USL”;
4. Nella Delibera 252560/2014 del 16/09/2014 nell’assegnare all’ASP le funzioni di sub-committenza relativa alla gestione dei servizi che erano affidati dal Comune ad enti esterni quali Pris, SBS, Servizio alloggio Migrati, Rostom, Servizi abitativi temporanei, Ade si riporta testualmente che “valutato che a seguito di analisi di fattibilità tecnica tali servizi possano trovare collocazione presso l’ASP Citta di Bologna”.
Insomma, questo necessario studio di fattibilità da chi è stato svolto?
E gli esiti quali sono?
Come mai non avete reso noti i risultati?
Vogliamo infine rimarcare il mancato mantenimento dell’impegno propostoci dall’Assessore Frascaroli, quando ci presentò la scelta dell’Amministrazione Comunale di orientare sempre più il Servizio Sociale Territoriale verso processi di inclusione e di sostegno sociale attivando le risorse della comunità: l’Assessore ci disse infatti che questo sforzo verso il cambiamento e l’implementazione del lavoro di comunità non potesse contare su risorse aggiuntive ma dovesse realizzarsi a risorse date.
In questi ultimi anni pertanto, nei nostri Quartieri, si sono consolidate azioni già in essere e ne sono state intraprese di nuove proprio perché avvertivamo l’urgente necessità di riformare profondamente i servizi sociali adeguandoli alle esigenze del mutato contesto sociale.
Spiace constatare che a fronte del mantenimento di questo nostro impegno, l’Amministrazione Comunale non abbia mantenuto il suo: gli organici sono progressivamente calati e le risorse finanziarie ora sono ridotte al minimo in un quadro di generale disorganicità.
IL CORAGGIO UNO NON SE LO PUO’ DARE
(Alessandro Manzoni – I Promessi Sposi)
Ed è invece proprio ciò che vi chiediamo di fare: di mostrare coraggio ed assumervi la responsabilità di guidare un cambiamento e una riforma che dia nuovamente alla città di Bologna dei Servizi Sociali degni della stima che avevano e che nel tempo si è gravemente offuscata per l’abbandono in cui li avete lasciati.
Un cambiamento che può iniziare già adesso e proseguire con chi guiderà la città nel prossimo mandato.
Le cose da fare sono diverse e tutte necessarie e non più prorogabili: il Servizio Sociale Territoriale va riformato, regolamentato e riorganizzato dal Comune e nel Comune con tempi congrui e non trasferito in un altro ente a fine mandato e senza una reale progettualità.
Vi chiediamo di fermarvi e darvi il tempo necessario ad accogliere, affrontare e risolvere le problematiche dei Servizi Sociali Territoriali.
Di seguito elenchiamo le principali:
La scelta del decentramento va confermata perché ha senso che l’interfaccia col cittadino per gran parte dei servizi stia a livello del quartiere. Al tempo stesso, occorre una funzione centrale che garantisca le funzioni di coordinamento e verifica dell’omogeneità della fruizione dei diritti nelle diverse zone della città, capace di supportare i servizi nei quartieri e di farsi carico delle funzioni che ha senso prevedere a livello cittadino. La chiave è riconoscere la diversità e la complementarietà dei ruoli fra i servizi di quartiere e i servizi centrali, evitando le sovrapposizioni e costruendo forme proattive di cooperazione operativa.
Questo era scritto nel programma di mandato del Sindaco e quindi va attuato.
E’ poi palese la necessità di dar corso a quella che è una competenza comunale esclusiva e fondamentale: la funzione di regolazione.
Occorre quindi al più presto porre mano all’obsoleta normativa in vigore (la famosa del. 609/88 e tutte quelle a seguire) per uniformarla all’utilizzo del nuovo ISEE quale criterio per l’accesso ai servizi (anche l’unico atto applicativo finora deliberato va rivisto) perché solleva continuamente difficoltà operative e nel rapporto con i cittadini.
Ed è probabilmente necessaria anche una riflessione sull’attualità del regolamento generale del 2008 rispetto al mutato scenario socio-economico.
A fronte della riduzione sostanziale delle risorse istituzionali (forte riduzione delle possibilità di ammettere i cittadini ai servizi, escluse le condizioni di bisogno indifferibile ed urgente) occorre l’individuazione di elementi chiari e univoci per la costituzione di liste di attesa a livello cittadino o, comunque di criteri di priorità per l’accesso alle principali prestazioni con relativa assunzione di responsabilità da parte dell’Amministrazione Comunale sulla mancanza di risorse.
Rispetto alla sofferenza degli organici occorre una riorganizzazione del personale tecnico su base cittadina, salvaguardando le competenze e le funzioni acquisite con anni di esperienza oltre all’individuazione di criteri per l’attribuzione dei carichi di lavoro.
Le strategie di flessibilità organizzativa si possono realizzare anche adesso fra Quartieri, e in accordo con ASP per il futuro.
Dal momento che l’ASP può indire bandi di concorso ed assumere personale, potrebbe assumere assistenti sociali e mandarli in comando al Comune così come sta avvenendo adesso per altre professionalità (vedi l’assunzione a tempo determinato di due dirigenti etc.).
Va proseguito il lavoro di definizione di protocolli di intesa e operativi con l’Azienda USL, con la Magistratura (in particolare per l’ambito dei minori), per il delicatissimo problema degli sfratti (soprattutto quando vi sono minori coinvolti) e per il rischio e la sicurezza degli operatori.
Mentre quelli con l’Azienda USL sono già avviati, occorre da subito confrontarsi con l’Autorità Giudiziaria perché vi sia chiarezza di ruoli, una condivisione di obiettivi e di prassi operative al fine di non attivarsi solo per eventi eclatanti e drammatici che non vogliamo si ripetano.
Occorre mettere a sistema l’operatività in occasione di sfratti, senza esigere interventi al Servizio Sociale che, al pari degli altri attori coinvolti (Forze di Polizia, Settore Politiche Abitative, Amministratori, spesso ACER), possa svolgere al meglio il proprio compito. Breve inciso: si pensi quanto diventerebbe complicato gestire questi aspetti di coordinamento operativo da parte di ASP, sicuramente meno titolata dell’autorità rappresentata dal Sindaco o dai suoi delegati.
Va infine condotto a termine il percorso iniziato con la riflessione sul rischio professionale definendo protocolli operativi chiari e condivisi e modalità di prevenzione e intervento nei diversi luoghi di lavoro.
QUANTA FRETTA, MA DOVE CORRI, DOVE VAI?
(Edoardo Bennato – Il gatto e la volpe)
Alla luce di queste considerazioni vogliamo ribadirvi che siamo pront* a dare il nostro apporto per co-progettare con l’Amministrazione Comunale questo lavoro di riforma dei servizi sociali non più rinviabile: si tratta di intraprendere quella ‘terza via’ tra l’immobilismo e il passaggio all’ASP (che voi invece proponete come uniche alternative) per la quale diamo la nostra disponibilità chiedendovi formalmente una risposta.
Bologna, 25 maggio 2015
I Responsabili, gli Assistenti Sociali e gli Amministrativi dei SST