Firma per la regolarizzazione degli Educatori Senza Titolo
CUB-COBAS Comune di Bologna aderisce alla campagna lanciata -tra gli altri- da Educatori Contro i Tagli, dalla Rete Educatori ed Educatrici Bologna e alla raccolta firme per la Regolarizzazione degli “Educatori Senza Titolo”.
Qui lo short link per aderire e firmare: https://goo.gl/YPMHkw
L’Emilia Romagna è sempre stata una regione famosa per il suo sviluppato settore sociale, formato da una rete di enti pubblici, Asl, Asp e un Terzo Settore che, nella sua ricchezza e complessità, è uno degli attori principali nella gestione e nella erogazione dei servizi socio-assistenziali rivolti al cittadino.
Questa fama, in tutti questi anni, si è costruita anche sul lavoro appassionato, efficace e costante degli operatori sul territorio, a stretto contatto con le persone, indipendentemente dall’età, dal genere, dalla condizione fisica, socio-economica, dalle credenze culturali e religiose.
Educatori che sono lì da anni, in carne ed ossa, a infilarsi tra le maglie del tessuto sociale, creando relazioni, sostenendo le parti più fragili a rischio di sgretolamento. Professionisti che hanno imparato, sulla loro pelle a affrontare le situazioni più nascoste e più complesse della nostra società.
Tra questi educatori, molti, con esperienza spesso pluridecennale e con lunghe formazioni teoriche, in aula e sul campo, sono definiti “senza titolo”, ovvero senza la laurea universitaria specifica, che solo da pochi anni è divenuta obbligo di legge ed è richiesta come elemento vincolante nella ormai grande maggioranza dei bandi di appalto.
Quando la nostra Regione avrà finalmente l’obiettivo etico e politico di regolarizzare il lavoro di quanti hanno investito e operato per anni nei servizi rivolti a minori e adulti – che talvolta hanno loro stessi avviato – con impegno e passione, acquisendo professionalità, esperienze sul campo e ore di formazione?
Il rischio grave è che gli “educatori senza titolo”, la loro professionalità e i risultati da loro raggiunti in decenni di lavoro, vengano considerati residuali o non considerati per nulla, sperperando così il patrimonio esperienziale e formativo accumulato.
C’è da chiedersi, su cosa si costruirà il futuro dei servizi sociali e socio-sanitari, se non si da valore e si getta via il patrimonio esperienziale di chi ha contribuito a costruirli e a farli crescere?
Crediamo che una sanatoria non solo sia possibile, ma sia l’unica opzione valida, l’unica strada da intraprendere. Una sanatoria che regolarizzi la posizione lavorativa e restituisca dignità agli “educatori senza titolo”, equiparando la loro professionalità a quella di coloro che il titolo lo hanno conseguito.
Una sanatoria, l’ultima, che regolarizzi situazioni instabili, che valorizzi il lavoro svolto, che tuteli la storia di molti servizi attivi sul territorio, che permetta alle nuove generazioni col titolo, formate in un momento storico che vede mutate le condizioni lavorative e occupazionali, di poter avere una base su cui poggiarsi e da cui attingere nel loro percorso di crescita umana e professionale.
Chiediamo alla Regione Emilia Romagna, all’Università e alle stesse Cooperative di coordinarsi per creare un percorso di riqualificazione, così come è già avvenuto nel 1997 col corso APRIS, che ha permesso il rilascio di attestati regionali di qualifica professionale.
Chiediamo la regolarizzazione di una professionalità e di un lavoro sul territorio che già esistono e che rivestono – soprattutto in tempi culturali, economici e sociali delicati come questo – un’importanza enorme e primaria, per continuare a lavorare positivamente insieme, contribuendo attivamente allo sviluppo della società in cui viviamo.