Assemblea Cittadina dei Lavoratori del Sociale
Giovedì 14 maggio abbiamo partecipato all’Assemblea Cittadina dei Lavoratori del Sociale, spazio creato e autogestito da diverse reti di lavorat* che operano nei più svariati ambiti del sociale pubblico e privato e che per la prima volta cercano di realizzare insieme un percorso e una piattaforma comuni.
Eravamo circa un centinaio tra universitari, socio educativi, centri giovanili e scolastici, educativa domiciliare, educatori dei CAV e Officina Adolescenti, educatori dei quartieri, assistenti del Servizio Sociale Territoriale, educatori museali e bibliotecari.
Insomma un vero e proprio mosaico del lavoro sociale a Bologna.
Il tentativo è quello di condividere la situazione generale in cui versa il sociale, fare nostro questo sentimento comune e provare a ideare e calendarizzare delle iniziative comuni di proposta e protesta per l’estate.
La cosa che più ci ha colpito oltre l’enorme bagaglio di esperienze, competenze e professionalità delle persone presenti è stato il fortissimo sentimento di umanità che traspariva da ognuno dei partecipanti, sentimento che ci unisce proprio perché quotidianamente a contatto con la società.
Il contesto generale che ci ha fatto unire è quello dei continui tagli al sociale, delle privatizzazioni, del Civil Act che incentiva il volontariato rispetto al lavoro degli educatori, la sussidiarietà a 360°, le amministrazioni che sempre meno ci prendono in considerazione nelle loro scelte.
In questo contesto paradossalmente il lato positivo è proprio quello della ri-composizione dei lavoratori e delle lavoratrici proprio a fronte di una generale situazione di crisi sociale e economica.
Ogni gruppo “nuovo” ha portato la propria situazione:
Le/i lavoratrici/ori del Servizio Sociale Territoriale -che secondo il Comune il 1 ottobre dovrebbero entrare in ASP- sono in mobilitazione ed esprimono le forti perplessità che questa operazione comporterebbe: sono 250 (contando anche sportellisti e amministrativi), hanno iniziato a autoconvocarsi in assemblee, si sono organizzate in gruppi operativi ed esprimono la forte volontà di fare rete con gli altri soggetti del sociale.
Anche loro, come tutti gli altri educatori, hanno vissuto una politica del taglio del welfare che anno dopo anno ha riempito le loro spalle di responsabilità enorme. Spesso il malessere delle persone si riversa su di loro, diventando quasi capri espiatori della crisi economica e sociale. L’entrata in ASP porterebbe avanti questa dinamica di distruzione del sociale, pubblico e per tutti.
Le educatrici e gli educatori dei CAV, ex ASP Irides, sono senza fondo spese da inizio anno e non riescono fare nulla se non aprire i centri.
I servizi sono stati abbandonati a loro stessi e l’amministrazione gioca a scarica barile dicendo che i fondi sono stati stanziati ma non si sa dove sono finiti!
Inoltre per i centri estivi sembra non ci siano i fondi per garantire gli educatori di sostegno ai diversamente abili e con problemi comportamentali, questione di racadrebe direttamente sulle spalle degli educatori dei centri estivi.
Gli educatori di quartiere, vivono una situazione lavorativa di estrema frammentazione, ma la attuale mancanza di un coordinamento forte non ha loro impedito di scrivere una lettera all’amministrazione per criticare l’ultimo bando al ribasso sui socio-educativi e non si sentono, così come le assistenti sociali, più presi in considerazione dal Comune sulle decisioni che li riguardano, scoprendo il più delle volte le notizie che li riguardano direttamente dai giornali.
Gli educatori dell’area didattica dei musei: anche in questo ambito c’è stata una forte esternalizzazione, con i nuovi bandi voluti dal Comune di appalto all’esterno dei servizi didattici e dei servizi di guardiania e sorveglianza, con richiesta però di svolgere mansioni che andavano ben oltre il loro ruolo (movimentazione opere, allestimento mostre, inventariazione patrimonio, amministrazione, servizi di biblioteca, valorizzazione delle collezioni e comunicazione ecc.).
Inoltre anche in questo ambito è forte la precarizzazione del lavoro (con partite IVA, contratti di collaborazione occasionale, uso intensivo dei voucher) e si inizia a vedere la presenza massiccia di persone non pagate (stagisti e tirocinanti a vario titolo) a svolgere attività educative.
Sono intervenuti poi anche lavoratori di biblioteche, educatrici dell’ambito scolastico e altri e praticamente in ogni intervento è emersa la necessità forte di coesione tra lavorat* per costruire una piattaforma comune.
E’ poi stato discusso il cosiddetto “problema estivo“, cioè di molti lavoratori che restano senza lavoro e senza stipendio è necessario pensare a delle iniziative estive come ad esempio dei laboratori pomeridiani (per minori e famiglie privi di centro estivo e gestiti da educatori disoccupati, che verrebbero pagati da una cassa di resistenza). Inoltre creare anche dei momenti di formazione e autoformazione.
La mobilitazione deve continuare ed essere attiva per tutta l’estate!
A nostro avviso, bisogna tenere presente l’importanza del convolgimento della popolazione per estendere la protesta, comunicare con le famiglie e le persone con cui lavoriamo per comunicare quello che stiamo facendo e trovare delle parole d’ordine da condividere con la cittadinanza per delegittimare la politica e l’amministrazione.
E’ per noi importantissimo creare una saldatura tra la popolazione impoverita e i lavoratori del sociale.
Ecco alcuni appuntamenti proposti in assemblea:
23/24 maggio: incontro della rete nazionale degli operatori sociali ad Ancona
26 maggio: presidio sotto la Regione lanciato da Educatori Contro i Tagli per il riconoscimento degli educatori senza titolo
30 maggio: incontro sul Welfare organizzato dalla Rete educatrici educatori Bologna
4 giugno: incontro in Università sul tema del lavoro sociale
Inoltre bisogna iniziare a cambiare il linguaggio dell’aziendalizzazione e trovarne uno nostro, condividerlo con le persone.
Prima fra tutti è la parola “utenti” che smantellata, e cambiata con “persone”.
Noi lavoriamo con le persone, e svolgiamo anche un continuo lavoro su noi stessI.
Riprendendo Paulo Freire per esempio la parola “educando” per definire le persone con cui lavoriamo lascia intendere un percorso intrapreso insieme.
E ricordiamoci che educare deriva da “tirar fuori ciò che sta dentro”, per costruire uno spazio comune e percorrere insieme un percorso.
Infine riteniamo che vi sia la necessità di coinvolgere più colleghi e colleghe possibili, anche di tipologie di servizi ancora assenti.
Noi tutt* riteniamo che sia arrivato il momento di costruire un fronte comune e di mutuo supporto tra lavorat* e soprattutto di metterci la faccia, soprattutto chi è più garantito di altri: a tutti coloro che fossero interessati IL PROSSIMO APPUNTAMENTO E’ MERCOLEDì 20 ALLE ORE 20:00 NELLA SALA SOTTERRANEA DEL BAR DE MARCHI IN PIAZZA SAN FRANCESCO.