Notevole successo per lo sciopero generale del 10 novembre
Notevole successo dello sciopero generale di venerdì 10 novembre. Nelle principali città bloccati i trasporti e il 25% dei lavoratori/trici della scuola in sciopero. Buoni risultati anche nella Sanità, Pubblico Impiego, Telecomunicazioni, Lavoro Privato. Decine di migliaia in piazza contro le politiche economiche e sociali del governo e la sua Finanziaria
Ignobile aggressione poliziesca al MIUR contro docenti e ATA, picchiati a freddo manifestanti travolti da cariche teppistiche, due militanti COBAS feriti seriamente e ricoverati in osservazione, vari contusi
Malgrado il clamoroso silenzio-stampa (che per alcuni giornali come “La Repubblica” perdura tuttora nelle edizioni “on line” che fanno finta di non accorgersi neanche del blocco totale dei trasporti in tante città) di chi non rispetta neanche l’obbligo di avvertire in anticipo la cittadinanza delle azioni di protesta, lo sciopero generale di venerdì 10 novembre, indetto dai COBAS, USB e UNICOBAS, ha avuto un notevole successo. Nelle principali città, da Roma a Milano, da Firenze a Bologna e Palermo, i trasporti urbani hanno registrato punte altissime di partecipazione allo sciopero, ben oltre le forze delle organizzazioni promotrici. Decisamente buona anche la partecipazione dei lavoratori/trici della scuola, che, nelle principali città, hanno scioperato intorno al 25%. Positiva anche la protesta nella Sanità e nelle Telecomunicazioni, nelle Poste e nelle Ferrovie e in generale di tanti settori del Pubblico Impiego e del Lavoro privato dipendente.
Parecchie decine di migliaia di persone hanno manifestato nelle principali città, con partecipazioni rilevanti soprattutto a Roma, Milano, Firenze, Bologna, Palermo, Venezia, Livorno, Genova, Padova, Pescara e Bari. Tutte le manifestazioni si sono svolte pacificamente, in un clima combattivo ma sereno. Con un’unica, gravissima eccezione, dovuta ad un disgustoso (e senza precedenti, per cortei di lavoratori/trici della scuola) comportamento della questura e dei poliziotti sul campo: a Roma, davanti al MIUR, con motivazioni grottesche, ai manifestanti che dovevano, come consuetudine, trasferirsi dal MIUR al Parlamento è stato prima impedito il corteo, pretendendo dittatorialmente che venissero tolte tutte le bandiere, gli striscioni, le pettorine e addirittura i cappelli con la sigla COBAS, e che ci si spostasse sui marciapiedi a piccoli gruppi di 10 persone. E poi, di fronte al rifiuto di tali umilianti procedure, i dirigenti di piazza hanno lasciato scatenare alcune decine di energumeni che, con comportamento teppistico, caschi in testa e manganelli, hanno stoltamente caricato docenti ed ATA inermi, ferendo seriamente Davide e Simone, lavoratori e militanti COBAS, ricoverati ora in osservazione in ospedale, oltre ad un’altra dozzina di contusi. Non sappiamo se questa aberrante decisione sia stata partorita dal neo“sbirro in capo” Minniti, tanto apprezzato anche da fascisti e leghisti o sia una decisione autonoma della questura romana. In ogni caso la prendiamo per quel che è, una dichiarazione di guerra nei confronti dei lavoratori/trici della scuola che non resterà senza conseguenze.
Comunque, tornando alla mobilitazione nazionale, gli scioperanti nella Scuola hanno ribadito il rifiuto delle ridicole proposte governative che prevedono per docenti ed ATA, dopo 10 anni di blocco contrattuale, un’elemosina di 50 euro mensili, mentre per i presidi un aumento di 500 euro, respingendo l’obbligo assurdo di 400/200 ore di Alternanza scuola-lavoro, i quiz Invalsi, la chiamata diretta e i “bonus” decisi dai dirigenti per formare una “corte” di succubi; e hanno chiesto aumenti che recuperino almeno il 20% di salario perso nell’ultimo decennio, l’immediata assunzione dei vincitori del concorso, degli abilitati e dei precari con tre anni di servizio su tutti i posti disponibili in organico, il potenziamento degli organici ATA, le immissioni in ruolo sui posti vacanti e il ripristino delle supplenze temporanee. Più in generale, i lavoratori/trici di tutte le categorie hanno protestato contro le politiche fiscali e previdenziali del governo e l’innalzamento dell’età pensionabile, la distruttiva “austerità”, la precarietà dilagante del lavoro, i sotto-salari e la piaga delle “esternalizzazioni”, dei tagli e degli appalti nei servizi pubblici, le privatizzazioni delle strutture pubbliche e dei Beni comuni; esigendo contratti nel Pubblico Impiego che facciano recuperare ai lavoratori/trici almeno quanto perso per il lunghissimo blocco, la copertura delle carenze di organico nelle strutture e nei servizi pubblici, il ripristino della tutela contro i licenziamenti illegittimi cancellata dal Jobs Act; e infine, contro il monopolio della rappresentanza assegnato ai sindacati concertativi, hanno richiesto il diritto di assemblea per tutti i sindacati e una scheda nazionale alle elezioni RSU per misurare la rappresentatività nei vari comparti, difendendo il diritto di sciopero contro tutti i tentativi di annullarlo o ridurlo ulteriormente.
Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS