18 giugno: sciopero del Servizio Sociale. Per un Welfare “Bene in-Comune”
Dopo le numerose manifestazioni di protesta e dopo aver indetto lo stato di agitazione, di fronte a una chiusura del dialogo da parte dell’A.C:, giovedì 18 giugno è stato indetta una giornata di sciopero per tutt* i/le lavorat* del Servizio Sociale Territoriale.
E ora vogliamo spiegarvi le nostre ragioni:
ASP e i Servizi Sociali ed Educativi: scoprite cosa ci ASPetta…
Nell’autunno del 2014 l’assessore Rizzo Nervo comunica il progetto di riordino dei servizi comunali territoriali: entro l’estate del 2016, il piano prevede che i Quartieri vengano trasformati da luogo di accoglienza e gestione diretta dei servizi comunali territoriali a semplici controllori e regolatori del welfare di sussidiarietà gestito dal Terzo Settore (aziende, cooperative, volontariato).
Riassumendo la situazione è la seguente:
- il Settore Educativo e Scolastico (fascia 0-6) era stato decentrato nei Quartieri con la riforma voluta dall’amministrazione comunale ma nel corso 2014, la giunta prima decide di esternalizzarlo verso ASP Irides, per poi ri-accentrarlo nell’estate 2014 all’interno della costituita Istituzione Servizio Educativo e Scolastico Territoriale
- il Servizio Sociale Territoriale (che segue anziani non autosufficienti, minori, famiglie in difficoltà, disabilità…) prima viene decentrato nei quartieri, poi si prospetta il suo passaggio nella neo-costituita ASP Città di Bologna, Azienda speciale partecipata dal Comune (socio di maggioranza) e dalla fondazione Carisbo, nata nel gennaio 2015 dalla fusione di ASP Irides con le altre due ASP cittadine (Giovanni XXIII e Poveri e Vergognosi)
Infine, sempre nei piani della giunta Merola, entro l’estate del 2016 occorre modificare l’organizzazione del lavoro comunale, allungando flessibilmente il lavoro dei servizi educativi territoriali nei weekend (Istituzione scuola), mentre per i lavoratori comunali residuali nei Quartieri, dopo la dismissione dei servizi territoriali educativi (Istituzione Servizio Educativo e Scolastico Territoriale) e sociali (ASP Città di Bologna), si prevede una modificazione dell’orario di lavoro al fine di sincronizzarlo con il tempo flessibile della sussidiarietà (turni pomeridiani e serali, festivi)
Il “riordino”? A SPese di lavoratori, cittadini, famiglie, anziani…
Nella primavera del 2015, l’inchiesta dei Cobas rilevava che l’ASP aveva un buco di bilancio di 1,3 milioni di euro previsto in forte aumento nel triennio 2015-2017, ed un piano di rientro fatto pagare ai lavoratori, alle casse comunali, ai cittadini, soprattutto alle fasce più deboli seguite appunto dalle assistenti sociali: questo significa maggiori trasferimenti economici dal Comune, svendita del patrimonio, tagli al salario ed ai servizi e “compartecipazione delle spese” da parte degli utenti dei servizi “facendo leva sulle capacità di spesa delle famiglie”.
La normativa regionale sull’ASP (LR 12/20013) è molto recente ma ha già prodotto nefasti risultati laddove è stata perseguita questa scelta politica di gestione: buchi di bilancio, danno erariale, conflitti di interesse, logiche clientelari nelle ASP dell’intera regione (da Piacenza a Vignola, da Ferrara a Fidenza per citare i casi più eclatanti).
Inoltre l’ASP molto probabilmente diventerà una scatola vuota perché, attraverso l’accreditamento, i servizi già gestiti dall’Azienda sono di fatto in gran parte privatizzati.
Non (A)SParate sui Servizi Sociali: ecco le nostre proposte per migliorare assieme il servizio ai cittadini
Nonostante l’evidenza dei fatti, il Comune di Bologna si ostina a voler esternalizzare i Servizi sociali in ASP, in fretta e furia entro l’autunno del 2015.
Questa scelta viene giustificata dall’A.C. inizialmente adducendo l’adeguamento alle reggi regionali, poi come “sfida politica”.
Ma solo leggendo i documenti visionabili sul sito dell’ASP si scopre la verità:
l’intera operazione è dovuta ai “problemi di sostenibilità economica all’azienda, cui sarà possibile dare parziale soluzione solo con il conferimento dei servizi sociali comunali”.
Nell’intento dell’amministrazione, tale esternalizzazione dovrà essere fatta a fine mandato, senza un reale progetto di riorganizzazione e soprattutto senza lo studio di fattibilità sulla sostenibilità economica, previsto dalla legge per evitare costi sociali a carico della cittadinanza e maggiormente necessario dal momento che la situazione di partenza è già gravemente deficitaria.
Per queste ragioni, i/le lavoratori/trici comunali dei Servizi Sociali Territoriali si oppongono ai piani della Giunta Merola ed alle decisioni del proprio datore di lavoro (Comune di Bologna), e chiedono che il Servizio Sociale Territoriale venga riformato, regolamentato e riorganizzato dal Comune e nel Comune, con i tempi necessari alla realizzazione di un progetto di reale riforma condivisa con le numerose e valide proposte dei/lle lavoratori/trici.
giovedi 18 giugno 2015
SCIOPERO
dei Servizi Sociali Territoriali
NO ESTERNALIZZAZIONE
nessun passaggio dei Servizi Sociali Territoriali dal Comune ad un Ente di natura aziendale e con finalità imprenditoriali
SI’ AL LAVORO SOCIALE BENE IN-COMUNE
Riordino dei Servizi Sociali all’interno del Comune con il coinvolgimento delle rappresentanze sindacali unitarie e le associazioni degli utenti.
PER IL BENESSERE COMUNE SOCIALMENTE AVANZATO
è necessario scegliere alternative alla dismissione privatista dei servizi comunali: attraverso la riorganizzazione delle Istituzioni comunali, valorizzando il personale comunale e con un nuovo piano di assunzioni che valorizzi nelle Istituzioni comunali, il lavoro sociale attualmente appaltato in outsourcing nelle cooperative e nel terzo settore